Pomodoro da Serbo del Villaggio RestaIl Pomodoro da Serbo del Villaggio Resta: un tesoro ritrovato

Nel contesto attuale, dove la sostenibilità e la biodiversità ricevono un’attenzione sempre maggiore, il progetto Vita da Furese apporta il suo impegno coltivando il pomodoro da serbo presso il Villaggio Resta (frazione di Nardò – Lecce). Utilizzando semi antichi forniti dal gastronomo Massimo Vaglio, il progetto si propone come un ponte tra le eredità del passato e le innovazioni del futuro, riscoprendo varietà di pomodoro dimenticate e sottolineando l’importanza di mantenere vive le conoscenze agricole tradizionali nel contesto moderno.

 

Caratteristiche

Il pomodoro da serbo è noto per la sua robustezza e la sua versatilità culinaria. Questa varietà, vero tesoro della cucina salentina, è ideale per la preparazione di sughi densi e saporiti o può essere gustato fresco, spremuto su pane arrostito, condito con aglio, olio, sale e origano.

La buccia è fine e completamente edibile, a differenza di altri pomodori invernali che tendono ad avere una buccia più spessa e meno digeribile. Inoltre, sono abbastanza succosi e hanno molta polpa, talvolta basta un solo pomodoro per condire una bruschetta o una frisa.

Semina del Pomodoro Serbo

Massimo Vaglio e l’Etnoantropologia Gastronomica Sallentina

Massimo Vaglio, nel suo libro “Etnoantropologia Gastronomica Sallentina”, va oltre il semplice approccio culinario per esplorare i sapori del Salento. Il suo lavoro non è solo una celebrazione della gastronomia regionale, ma anche una profonda riflessione su come le pratiche culinarie possano essere influenzate dalle dinamiche ambientali e sociali, promuovendo un’agricoltura che rispetta le risorse e valorizza la sostenibilità, alimentando un dialogo essenziale su come possiamo utilizzare le risorse in modo etico e consapevole.

Conservazione e Cultura: Agricoltura e Impatto sociale

Il progetto “Vita da Furese”, con il supporto di Massimo Vaglio, trascende la semplice agricoltura per diventare un atto di conservazione culturale: attraverso la coltivazione di questa antica varietà di pomodoro, il progetto mira a promuovere una serie di iniziative volte a preservare la diversità agricola. Questo approccio intende anche sollevare una critica sull’omogeneizzazione della produzione alimentare moderna e promuove pratiche di agricoltura sostenibile, mostrando come la biodiversità possa essere un pilastro per un futuro alimentare più ricco e rispettoso dell’ambiente.

Conclusione

L’impegno di Vita da Furese verso la sostenibilità e la conservazione delle varietà locali vuole essere un argano per un futuro in cui il cibo non rappresenta solo nutrimento, ma anche un’espressione di cultura, storia e identità. Il contributo di figure come Massimo Vaglio risulta in questo senso fondamentale per preservare questi legami preziosi e insegnare alle generazioni future il valore di ciò che coltivamo e consumiamo e mantiene viva l’eredità culturale e agricola Salentina.

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